Articolo su rivista Mediterraneo e dintorni

Un articolo riguardante il taccuino di viaggio sul “Vietnam”, di Gianvittorio Plazzogna, è stato pubblicato nel n° 28 (ottobre 2020) della rivista Mediterraneo e dintorni.
Buona lettura!

APPUNTI DI UN VIAGGIO IN VIETNAM · dicembre 2018
Nei miei primi viaggi ritornavo sempre a casa con oggetti acquistati nei paesi che visitavo, tessuti, foulards, oggetti vari in legno o in ceramica, ma da un po’ di tempo torno a casa solo con qualche centinaio di foto e qualche decina di disegni. Questi ultimi sono i più vividi ricordi che mi restano, che consulto e rivedo spesse volte.
Nei pannelli qui esposti ce ne sono alcuni, non sempre i più belli, sicuramente i più evocativi… Mi lasciano dentro un piacere intenso; mi risvegliano ricordi magari assopiti, che tornano vivi al primo sguardo su di essi.
Il viaggio in Vietnam è nato all’ultimo momento, accogliendo l’invito di alcuni amici: non pensavo al Vietnam, mi attiravano altri luoghi, dove maggiore fosse la componente naturalistica.
Ma è bastato andarci per cambiare idea. Spesso ci formiamo convinzioni preconcette, smentite nella realtà, perchè ogni parte del mondo ha una sua bellezza e una sua armonia originale e ogni luogo merita attenzione e condivisione.
Il Vietnam mi ha svelato aspetti nuovi imprevisti, ha abbattuto i miei giudizi e luoghi comuni un po’ “provinciali”.
Anzitutto la sorpresa di trovare un popolo estremamente dinamico ed entusiasta. La gente, (tutti ragazzi giovanissimi) che balla per le strade o inventa parate con vesti multicolori. Un popolo giovane e comunicativo.
Gli edifici: accanto a modeste case strette e sviluppate in altezza si muove un dinamico sviluppo edilizio, spesso caotico, altre volte di ottima qualità architettonica.
Ai moderni svaghi e intrattenimenti si affiancano spettacoli antichi, tradizionali, millenari come per esempio il teatro delle marionette sull’acqua.
Il viaggio imponeva ritmi molto stretti ed ho potuto schizzare solo situazioni, finendole poi alla sera oppure a casa al ritorno, ma gli appunti creati in viaggio mi hanno consentito delle rese abbastanza realistiche.
Il “tour” è durato una decina di giorni.
Arrivati ad Hanoi, catapultati dentro al caos di migliaia di motorini che ci sfrecciano accanto sfiorandoci.
La pace dei parchi e dei monumenti antichi si alterna al rumore di un traffico assordante; c’è perfino una linea ferroviaria che traversa rioni congestionatissimi e la gente vive tutto il giorno lì, presso le rotaie del treno, lasciando utensili, mobili, panni ad asciugare che poi ritirano quando passa il treno. Una cosa curiosissima oltreché pericolosissima.
La campagna è ricca di una vegetazione lussureggiante.
Molte le belle spiagge; il fascino del passato è marcato da presenze di antichi palazzi, pagode, templi, logge affascinanti anche perchè così diversi dalla nostra cultura.
E poi il turbinio dei mercati, multicolori, a volte all’interno di strutture coloniali coperte, a volte lungo la strada, vendono l’inimmaginabile e coinvolgono la tua curiosità, ti fanno impazzire a guardarli.
Si respira un benessere appena conquistato ma in grande aumento ed ipotizzo un futuro molto prospero e attivo per una popolazione giovane, così distante dai ritmi della vecchia Europa.
Hanoi, capitale del nord, mi ha catturato per il suo doppio carattere: un centro storico antico dieci secoli e una parte moderna che risente profondamente della colonizzazione francese, addirittura con la chiesa di San Giuseppe che ricorda vagamente Notre-Dame di Parigi.
La baia di Ha Long, una meraviglia della natura, con migliaia di isolotti, coperti di vegetazione che nasconde la sottostante roccia calcarea, villaggi galleggianti uniti tra loro con passerelle, stuoie, zattere, nasse per la pesca, teloni stesi a proteggere dall’umidità e dalle frequenti piogge.
Si percorre la baia su barche guidate da una “rematrice”; un lento incedere tra gli isolotti che assume un aspetto quasi liturgico. E la sera, su delle vere e proprie navi, serviti e riveriti si sosta all’ancora in una delle tante calette mentre si illuminano le mille luci delle altre baie: su tutto un silenzio irreale.
Si pranza gustando le nemerosissime specialità locali, tutte appetitose; un’occasione per assaggiare la cucina del luogo, particolarmente curata e varia. Anche la cucina è un motivo in più per visitare il Vietnam.
Ritornati ad Hanoi passeggiamo presso il lago di Hoan Kiem, luogo di ritrovo dei vietnamiti e ricco di leggende antiche; poi il Tempio della Letteratura, eccezionale complesso architettonico, ricco di templi e giardini.
Il giorno dopo si va allo splendido museo etnografico, con le ricostruzioni di capanne ed edifici tradizionali, prevalentemente in legno, curatissimi nei dettagli architettonici, nonchè esposizione di una miriade di oggetti e utensili tradizionali.
Un balzo a sud per visitare l’antica città imperiale di Hué, centro culturale e storico, adagiata sull’evocativo fiume dei Profumi (che poi così profumato non è!) con la sua cittadella, complesso elegante con palazzi e templi, attorniati da maestosi parchi e giardini e cinto da bastioni e fossati in mattoni.
Una città che ho apprezzato particolarmente è stata Hoi An, animato centro, frequentato nei secoli da commercianti e viaggiatori di tutto il mondo.
Città patrimonio dell’umanità presenta pittoresche vie, mercati, case in legno dagli stupendi dettagli di ebanisteria e il famoso ponte coperto giapponese.
È detta anche città delle lanterne, coloratissime e presenti in abbondanza in ogni casa e in ogni cortile.
Nella parte centrale del Vietnam non è mancata la visita al parco di My Son, dove in un ambiente lussurreggiante per la vegetazione sorgono rovine antichissime (in parte in restauro) dell’antica civiltà Chăm.
Un altro balzo e siamo ad Ho Chi Minh city (Saigon), la più grande città del Vietnam, animatissima, vivace e cosmopolita, con un aspetto molto francese. (Ne è un esempio la Posta Centrale, progettata da Gustave Eiffel).
In questa città abbiamo visitato una delle pagode più splendenti: la Pagoda dell’Imperatore di Giada, dall’elaboratissimo tetto in ceramica smaltata con all’interno le straordinarie sculture di divinità buddiste e taoiste. Ci commuoviamo al Museo della città di Ho Chi Minh con i suoi reperti e documenti della guerra che ci rimandano ad un passato tremendamente doloroso che non dimentichiamo.
Si riprende poi il viaggio compiendo un lungo itinerario in barca lungo il delta del Mekong dove la vita, i trasporti, le comunicazioni si svolgono nell’acqua su cui si affacciano migliaia di piccoli villaggi costruiti in canne di bambù, paglia e legno, inseriti nella foresta e seminascosti da essa. Ai lati del fiume le persone si affaccendano nelle quotidiane operazioni.
La vegetazione è ricchissima, un tripudio di piante dai fiori stranissimi, mentre in barca ti offrono noci di cocco e altre specialità locali.
Un’intrigo caotico di canali, spesso con pochissima portata d’acqua, tanto da rischiare l’incagliamento nelle sabbie, disegna il tessuto connettivo dei villaggi; un mondo variopinto da scoprire, ecco il Medioevo dei villaggi accanto al futuro di città in rapidissima evoluzione.
Una terra antica, ricca di culture, di contrasti, uno scrigno prezioso, originale e al contempo contaminata da culture e dominazioni del passato (in primis dai cinesi), dove convivono decine di etnie locali, dai costumi tradizionali coloratissimi. Affascinante il confronto con la matrice francese presente ovunque, dai palazzi agli edifici occidentali, agli hotels maestosi che narrano storie di personaggi del passato (ambasciatori, spie, scrittori, artisti, politici) che qui hanno vissuto e tramandato un alone di leggenda e di esotismo e ci hanno fatto volare con l’immaginazione.
Spero infine con i miei disegni di aver un po’ evocato quelle atmosfere tra passato e futuro e di avere destato curiosità nel condividerle.

Gianvittorio Plazzogna